La Festa di Sant'Antonio Mi ricordo inginocchiato giù al Convento varie volte a ringraziare il Santo (per la licenza media, per la licenza liceale, per altri buoni eventi e anche per la salvezza da qualche evento triste) tutto assorto in preghiera non recitando le "formulette" delle pur sante preghiere ma parlando al Santo con una gratitudine ed una "confidenza" che mi erano dettate dal profondo del mio cuore perché il "mio amico in Paradiso" mi aveva aiutato. Ho parlato di queste mie esperienze personali (non me ne voglia il lettore) per far capire che in fondo gli Altavillesi considerano il Santo come un loro amico a cui ricorrere nei momenti di bisogno magari trascurandolo un poco nei giorni diversi dalla sua festa (non me ne voglia anche qui chi legge) si tratta, però, di un senso di amicizia che non toglie assolutamente al popolo il senso di venerazione che ha verso "Antonio" e che in mille modi con preghiere ed opere buone non divulgate perché il popolo altavillese è umile e non ama sbandierare ai quattro venti le opere di bene ma io da "buon Altavillese" so di queste "opere" e ne sono fiero per la mia città e per i miei concittadini. E da dire che la venerazione al Santo risale al miracolo di cui sono testimoni le 13 schegge di cannone conservate al Convento. Miracolo che si racconta si è tramandato come , una leggenda da padre in figlio e di cui è inutile parlare dato che anche il più piccolo dei miei compaesani lo conosce. Io credo che tutto si possa "toccare" all'altavillese fuorché "Antonio" che per loro è l'ancora di salvezza nei tempi bui. La fede (religiosa e civile) per il Santo è un momento di fratellanza di tutti davanti al Santo dei miracoli. Ci sono donne che partono di notte da casa (fuori paese) per portare la "centa" grandissima e circondato da grandi ceri alla chiesa del Convento e durante la processione : è bello vedere il sacrificio di queste donne e l'entusiasmo con cui portano la centa e mi auguro che questa tradizione non scomparirà mai perché su quei ceri ci sono le preghiere di tutti ed il grande amore per il Santo. C'è chi trasporta sulle spalle il Santo per tutta la giornata, c'è chi lo trasporta (quando il Santo arriva a casa sua) nel suo quartiere : è un modo per ringraziare il santo per tutto quello che ci ha dato durante l'anno. I trasportatori "continui" si chiamano "padovani" e ci tengono al loro appellativo ed al loro "lavoro" ritenendosi per una giornata i "padroni" di "Antonio" che quasi con "ritrosia" fanno trasportare a chi vuole prendere il ruolo di "padovano occasionale". Ci si inerpica dappertutto con il Santo sulle spalle perché tutti lo vogliono in casa e vogliono avere l'onore di "parlare" con lui. Al Santo si offre di tutto: oboli, ori, e altri oggetti. Alla Messa delle sei ci sono delle persone che offrono a chi sta in chiesa il pane del Santo sfornato da poco ( tra quei fortunati presenti ci sono stato sempre anche io e ci sarò fìno a quando il buon Dio mi darà forza e vita perché ricordo ancora che mio padre (gran padovano insieme a tante altre persone che non ci sono più) sette giorni prima di morire mi fece capire che voleva essere portato sul balcone di casa per vedere passare "Antonio" in processione e fu accontentato tra la commozione di tutti. La processione è la cosa più bella della festa : tutta la gente a sera accompagna il Santo fino al Convento: sono migliala di persone (qualcuna scalza per voto) che seguono la statua in silenzio (qualche volta no). E' bellissimo il momento in cui il Santo e la processione si fermano per i fuochi d'artifìcio che da qualche anno sono lunghi e spettacolari e rappresentano il piatto forte della festa civile. Naturalmente una tradizione bellissima è la tredicina (13 giorni di preghiera) giù al Convento con i sacerdoti che si impegnano allo spasimo per dire messa, parlare ai fedeli e cantare insieme a loro "oh Antonio, sol novello". Sono giorni di aggregazione che rimangono nel cuore di tutti. La festa civile culmina con lo spettacolo che è frutto della questua tra i compaesani e del lavoro del Comitato che è encomiabile per il suo impegno anche perché sopporta critiche di tutti i tipi (ma si sa che l'altavillese è buono e parla perché ha l'abitudine di "rosicare"). Cosa volete che vi dica ho parlato con il cuore e vi aggiungo che da quando sono nato nel giorno di S. Antonio sono stato sempre in paese tra i miei compaesani proprio desideroso di ricevere i loro auguri che rappresentano per me (molto legato ai miei compaesani) un reciproco segno di stima, amicizia ed affetto. Antonio Bassi |
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